06 gennaio 2010

Il Gioco del Distacco






La storia dell'umanità comincia con la cacciata dal giardino dell'Eden, quella di un uomo con l'abbandono di un altro paradiso: il ventre materno.  Nasciamo attraverso il distacco dal corpo materno e per tutto il resto della vita non facciamo altro che continuare a cercare un angolo di paradiso, una nostra dimensione, per poi doverla di nuovo abbandonare.
Eppure i distacchi hanno un certo fascino legato all'idea di superare un limite, un confine, di poter fare uno scatto in avanti. Liberandoci dai vecchi attaccamenti, possiamo direzionare le nostre energie verso nuove mete, verso nuove scoperte. Tuttavia quando lasciamo ciò che amiamo e ci è familiare, spesso soffriamo intensamente. Non ci si libera facilmente dell'idea di aver lasciato indietro qualcosa o qualcuno; si ha l'impressione di essere colpevoli, di aver tradito. Così alla paura del nuovo e ai vecchi attaccamenti, si aggiunge anche il senso di colpa! 
Di fronte a queste tensioni c'è chi preferisce abbandonare piuttosto che essere abbandonato, oppure chi incapace di assumersi il peso di una rottura assume comportamenti provocatori, in modo da far decidere ad altri. Ci sono poi i casi estremi di coloro che chiudono la propria sfera emotiva, che 
cercano di difendersi non accettando e non mostrando le proprie emozioni. Facendo finta che non ci siano più. Puff, sparite!
Distaccarsi è un'arte! E' il frutto di un difficile equilibrio tra la capacità di trattenere e di lasciare ciò che amiamo. Bisogna essere ben saldi per capire che le persone che noi amiamo possono farcela senza di noi, per capire che quando ci ostiniamo a recitare ogni giorno lo stesso copione, in realtà stiamo riconfermando quotidianamente la nostra promessa di non cambiare, di non spingerci troppo in là con i nostri desideri. Del resto l'uomo è un essere intelligentissimo ed infiniti ed originali sono i trucchi che escogita per dirsi bugie, per non osare.
Ma c'è una storia che forse può aiutarci. E' la storia di una madre divina, Teti, che volendo proteggere a tutti i costi il suo amato figlio Achille, lo immerse nello Stige, tenendolo per un piede. Achille l'eroe invulnerabile venne ferito mortalmente proprio sotto il tallone. Proprio lì, nel punto del mancato distacco, si è insediata la morte!


Per approfondimenti: 
Distacchi ed altri addi di Gianna Schelotto. 


3 commenti:

  1. Che bella la chiave di lettura che hai trovato su Achille. Bellissima davvero. I tuoi post sono sempre più belli.

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  2. Sì, davvero: l'interpretazione su Achille è proprio intrigante, e non riesco a distaccarmene.

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  3. Beh la chiave di lettura su Achille è merito della Schelotto;-)

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