Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. E' un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c'è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l'altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l'oceano.
Herman Melville, Moby Dick, traduzione di Cesare Pavese
Be credo che se hai bisogno di andare per mare dovresti allora fare la scelta di "900" che e' un grande .
RispondiEliminaSuccedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. E’ una cosa difficile da capire. Voglio dire… Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi… Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte…magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava: l’America.”
Grande Baricco
Ciao Yuri,
RispondiEliminagrazie del post. E' molto bello.
Un bacio
Pat
'Se lo guardi non te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma nel buio... Tutto quell'infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco. Non lo spegni, il mare, quando brucia nella notte.'
RispondiEliminaun'altra bariccata, ma che dire, ci si può accanire criticamente quanto si vuole contro il narratore baricco ( come si può fare a fette qualsiasi cosa raggiunga un consenso popolare,perché il bello per certa critica intellettualistica baronale deve essere ancora fiuto di un'elite ) , ma certe intuizioni profonde restano, come pietre negli abissi.
mi permetto di aggiungere che c'è una differenza, enorme , tra oceano e mare. in fatto di palpabilità , di colore, di immaginazione/intuizione di un' estensione incomparabile che coglie chi sosta sulla riva di un oceano invece che di un mare.
io, lo provai.
è questo avere dentro l'oceano, inspiegabilmente, solo in quanto esseri umani e il volerci tornare, è questo l'inizio dell'avventura di ismael.
p.s.: nome non casuale , ismael, figlio di abramo e della sua schiava è l'esule, il vagabondo.
mco
Grazie Marco,
RispondiEliminache splendido commento! Mi onorerai ancora in futuro?
A stasera
Matilda
Si dice che un marinaio viva a metà, quando è in mare ha nostalgia della terra, e quando è sulla terraferma sogna di essere in mare.
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